In questa puntata della rubrica “Una Voce dal Silenzio” è ospite degli “Altronauti” Alessandro Saudino, counselor, sciamano e soprattutto essere umano in evoluzione. Dialogando con lui, riprendiamo il filo della sua precedente partecipazione, di 18 mesi prima, periodo durante il quale Alessandro ha potuto approfondire nel suo vissuto proprio molti dei temi di cui aveva parlato, valutandoli ora in modo rinnovato.
Tra gli argomenti affrontati in questo nuovo incontro, parliamo di…
In questa puntata parliamo della sfida che intercorre dentro di noi, tra la tendenza alla conservazione delle nostre (poche) certezze e la possibilità di cogliere le ispirazioni e le rivelazioni che la Vita ci propone, spesso spronandoci al nuovo. Due parti che convivono, e dal cui confronto e attrito spesso nascono elementi utili per conoscere noi stessi.
Tra i temi toccati, grazie anche alle telefonate in diretta degli ascoltatori, la vera identità profonda di ognuno di noi, la dualità che fa da sfondo alla nostra vita e su cui si struttura il pensiero logico razionale, e la possibilità o meno di una “intelligenza” artificiale che soppianti l’essere umano.
“Dire la verità è un atto naturale se le nostre parole vengono dal nostro cuore, mentre riflettere implica un momento di ascolto di noi stessi e dell’altro e una modalità pacata nell’esprimerci”.
“Abbiamo la possibilità di scegliere se continuare a distorcere la verità, oppure riconoscere la verità stessa anche se questa può deluderci e non piacerci. Nel momento in cui riconosciamo la verità possiamo spingerci oltre e crescere come individui portando trasformazione nella nostra vita”*.
“Chi cerca di ritornare al proprio stato Originario, deve inevitabilmente affrontare l’ombra che dimora in se stesso, altrimenti la stessa spiritualità diventa semplicemente fonte di conforto e di compensazione”.*
Ne parliamo in questa puntata, toccando vari aspetti della nostra esistenza, come la differenza tra una spiritualità come forma di conforto ed un Lavoro su di sé, la natura del desiderio e del “vuoto” che attraverso di esso cerchiamo di colmare, nonché lo stimolo che da esso proviene per migliorare noi stessi e, dunque, evolvere davvero.
Ognuno di noi, ogni giorno, racconta e si racconta una storia, ovvero la propria “storia” personale che lo aiuta a definire la propria identità e funge da filtro attraverso cui osservare e giudicare la realtà, e reagire agli eventi della vita.
Eppure, quante altre storie sono possibili, che la nostra visione non comprende, quante altre interpretazioni, di fronte alla Realtà, che di per sé è priva di storie, neutra come un mare calmo in cui compaiono qua e là piccole increspature.
In questa puntata descriviamo le due categorie di ostacoli che ritardano il processo di Risveglio, ovvero le “disposizioni che si oppongono alla correttezza della ricerca”, imputabili all’eredità immediata o educazione difettosa, e le “resistenze inerenti al carattere di ogni individuo”, comunemente chiamate “difetti”, che hanno radici nel nostro mondo subcosciente e non possono essere eliminate, bensì orientate positivamente.
La disamina dell’argomento è un’occasione per parlare del “principale ostacolo all’abolizione di tutti questi ostacoli”, come lo definisce Isha de Lubicz, ovvero la scusa: le giustificazioni che quotidianamente inventiamo per legittimare le debolezze del nostro comportamento.
In questa puntata parliamo delle abitudini, ovvero “le vecchie strade sulle quali le nostre cellule ataviche ci trascinano” secondo Isha de Lubicz: abitudini personali e abitudini acquisite dalla nostra stirpe, insieme a facoltà e credenze, che possono essere un ostacolo oppure uno strumento utile di crescita, in virtù del grado di Coscienza con cui li possiamo illuminare.
Il dialogo con gli ascoltatori e la lettura del testo di Isha de Lubicz ci permettono anche oggi di toccare i temi più Essenziali inerenti alla condizione umana e alla necessità, o meno, di un Lavoro su di sé.
Prendendo ancora spunto dal testo di Isha de Lubicz dedicato alla preoccupazione personale, trattiamo il tema del paradosso nella vita ordinaria e nel Lavoro su di sé, spiegando perché questo Lavoro sia “contro natura” e cosa si intenda con tale affermazione, alla luce dell’esperienza del Centro Altrove e dell’Educazione integrale ivi praticata come modalità di apprendimento ed Autoconoscenza.
“… La Verità non può essere donata o trasferita, può essere solo sperimentata. La Verità va realizzata tramite la fattiva Esperienza. È un Atto d’Amore verso te stesso.
La Verità non solo non può essere concettualizzata o posseduta, Essa non può nemmeno venire perseguita. Infatti la Verità è sempre presente e manifesta, altrimenti non sarebbe Verità ma semplice descrizione mentale”…*
… in questa puntata parliamo dunque di “Verità”, di come possa farci soffrire, impaurire, gioire o meravigliare, delle varie sfaccettature che questa parola può assumere (Verità assoluta, Verità universale, verità particolare ed esperienziale), nonché dei gradi della verità secondo gli antichi Greci, soffermandoci anche sulla tendenza oggi molto diffusa a considerare “vero” ciò che ci è “utile”.
* Tratto da “Sintesi e Frammenti di Pensiero Vivente”, Vol. I, “Metallurgia Metafisica”, Sei Altrove Edizioni, pag. 62 – per info: vedi qui
Per ascoltare la puntata clicca PLAY (o il link sottostante):
“Nel mondo gran parte dell’Umanità procede disorientata, confusa, preda di illusioni astrali e con limitata capacità di discernimento, senza capacità di leggere gli eventi e di capire il senso generale di quanto avviene nel mondo e del perché avviene.
Pensa sia più urgente occuparsi del proprio piccolo orticello, della sopravvivenza fisica ed emozionale e dei problemi connessi al contingente, dimenticando come si fa a costruire una nuova Possibilità, il Futuro, che a causa di paure incontrollate non viene contemplato, poiché richiederebbe cambiamenti radicali che invece teme…”.*
Ne parliamo, con l’interessante contributo degli ascoltatori, in questa puntata dedicata ai “costruttori di Futuro”.
Continua dalla prima parte (QUI)
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Fra i metodi dello yoga e le funzioni psicologiche abituali dell’uomo il rapporto è all’incirca il medesimo che intercorre fra la manipolazione scientifica delle forze naturali, quali l’elettricità o il vapore, e il loro funzionamento. I metodi si fondano su una conoscenza, verificata e confermata da esatte esperienze, da analisi pratiche e da risultati ripetuti. (…) Tuttavia l’utilità vera dello yoga e il suo ultimo fine non possono essere raggiunti che quando lo yoga, cosciente nell’uomo, incosciente nella Natura, coincide con la vita stessa, così che si possa ancora dire, in un senso perfetto e luminoso, guardando insieme il cammino e l’adempimento: “Tutta la vita è lo yoga”.
Ogni yoga è, per la sua natura, una nuova nascita; è una nascita fuori dalla vita ordinaria, dalla vita materiale mentalizzata, in una superiore coscienza spirituale, una più grande e più divina esistenza. Nessun metodo voga può iniziarsi e seguirsi con successo senza un possente risveglio alla necessità di un’esistenza più ampiamente spirituale. L’anima che senta l’appello verso questa grande e profonda palingenesi può giungere per varie vie al punto di partenza. Può avvenire che vi arrivi seguendo lo sviluppo naturale che la porta inconsciamente verso il risveglio, può pervenirvi attraverso una religione o una filosofia; può avvicinarvisi attraverso una graduale illuminazione o giungervi di slancio per un contatto o un’inattesa emozione; può essere indotta dalla pressione degli avvenimenti esterni o da una necessità interiore, da una sola parola che rompa i suggelli della mente, da lunghe riflessioni, dall’esempio lontano di qualcuno che ha già percorso il medesimo cammino o da un’influenza e contatto quotidiani. Per ognuno si modella, secondo la natura e le circostanze, una sua particolare chiamata.
Comprendere la Legge di Polarità significa semplicemente riconoscere il diritto di esistenza di tutte le cose.
Se l’uomo impara questa regola, ovvero che tutto ciò che esiste è verità in quanto esiste, troverà sempre più pace e tranquillità. Solo così ci si può liberare dalle abitudini, dalle strutture di superficie, dalle fissazioni, ovvero dalle idee fisse, dall’idea di dover combattere a tutti i costi “per” o “contro” qualcosa, tifare per o contro quello, sostenere tizio e andare contro caio.
Chi non è in grado di vivere in armonia con le cose reali accettando, per gradi, che tutto e tutti hanno il diritto di esistere, non potrà mai avviarsi sul sentiero del Risveglio e conoscere la propria Realtà interiore, il proprio Spazio Divino*…
Il desiderio di interrogarsi sulla Vita viene dalla Vita stessa, da quella parte della Vita che è ancora nascosta, dal quel Principio universale che anima l’uomo e lo spinge a superarsi, ad Essere. La Vita ci sprona a interrogarci.
Ci sono molti momenti in cui siamo spronati a chiederci: «Cos’è la vita? Cos’è la Cosxienza? Chi sono io?». Forse abbiamo sentito, sin dall’infanzia, un’indistinta nostalgia di «qualcosa di più», un bisogno profondo, un anelito divino che preme, spreme, comprime, spinge, scalcia per uscire fuori, per mostrarsi, esprimersi, Essere*.
Il tentativo di rispondere a questo profondo interrogativo che nasce da dentro è alla base della ricerca di un nuovo modello esistenziale.
In questa puntata pre-natalizia si fa il punto su un paradosso che ci ha accompagnato per molto tempo: come conciliare la necessità di distaccarsi dalle attività mondane per potersi dedicare ad una maggiore introspezione, con la necessità altrettanto forte di stare a contatto con il mondo, fatto di obblighi e doveri ma anche di rapporti sociali che forniscono un senso e un’identità alla nostra esistenza?
Attraverso alcuni estratti del capitolo “Il Coraggio di Superarsi”* e il racconto di vive esperienze di Autoconoscenza e di Cambiamento, facciamo luce su questa apparente contraddizione, toccando insieme agli ascoltatori moltissimi temi… libertà e schiavitù, consapevolezza e ignoranza, imperfezione e perfezione, sofferenza e felicità, singolarismo e rapporto con gli altri, le difficoltà e le possibilità celate nell’accettarci per come siamo, il senso di colpa e il principio di Responsabilità… in sintesi, le innumerevoli opportunità di Crescita che la Vita, nella sua perfezione intrinseca, ci offre.
E che solo tramite il Lavoro acquisiscono dinanzi ai nostri occhi profani reale Valore.
In questa puntata, attraverso l’esperienza vissuta all’interno del Centro Altrove, si porta una testimonianza di cosa significhi impegnarsi in un Lavoro di Autoconoscenza.
Parliamo dunque, ma non solo, di disciplina, di Presenza, di apprendimento attraverso la viva esperienza e l’errore, di vita in comune, di correzione delle abitudini malsane, di conoscere noi stessi attraverso i fatti che realizziamo (e non solo le parole o i pensieri…), di toccare con mano i condizionamenti che viviamo e di come, attraverso la disciplina, iniziare ad affrancarci da essi… Parliamo di Dignità.
Dialogo con Alessandro Saudino, alchimista, sognatore e… anima in cammino, che attraverso la sua ampia esperienza di vita offre molti spunti pratici per la conoscenza di se stessi. Tra gli argomenti affrontati:
Il mondo psichico, o piano di coscienza psichica, è quella parte del mondo, come pure l’essere psichico è quella parte del nostro essere, che è direttamente sotto l’influenza della Coscienza Divina. È un mondo di armonia, dove tutto si evolve di luce in luce, di progresso in progresso. È un centro di luce, di verità, di conoscenza e di bellezza che il Sé divino, con la propria Presenza, crea progressivamente in ognuno di noi. È l’essere interiore che dobbiamo trovare se vogliamo entrare in contatto con il Divino dentro di noi. Esso è l’intermediario tra la Coscienza Divina e la coscienza ordinaria; è lui che manifesta, nella natura esteriore, l’ordine e la legge della Volontà Divina.
Invece di essere mossi dall’ignoranza, come lo sono costantemente gli esseri umani, divenite coscienti della presenza in voi di una luce e di una conoscenza eterne.
Poiché l’essere psichico è quella parte in voi che si è già data al Divino. È la sua influenza che, effondendosi gradatamente dall’interno verso l’esterno, verso le frontiere più materiali della vostra coscienza, compirà la trasformazione di tutta la vostra natura.
Colui che sceglie di intraprendere un reale Lavoro su di sé incontra come limiti iniziali le proprie abitudini e le proprie paure, che sono costanti e talvolta “feroci”… ma solo chi riconosce e accetta il proprio stato di schiavitù può andare incontro alla Libertà. Solo colui che accetta di essere… un burattino di legno, cercherà di ritornare bambino!
A tal fine, nell’attuale situazione di sbandamento e confusione, un formidabile strumento evolutivo alla portata di tutti è l’Autosservazione, di cui parliamo in questa puntata.
Come ogni argomento che si desidera approfondire, anche la conoscenza di sé passa attraverso lo studio, che inizia dall’autosservazione, e prosegue con la verifica effettiva attraverso l’esperienza delle informazioni che mentalmente acquisiamo come “vere”.
Ed è attraverso questa verifica che spesso ci si trova ad ammettere che, in assenza di un Lavoro su di sé, ciò che realmente conosciamo di noi stessi è davvero poco, come recita il famoso motto di Socrate…
Il termine ignoto definisce ciò che non è conosciuto, non noto, di cui non si ha alcuna conoscenza o esperienza… tutto ciò che in noi non è conosciuto, sperimentato o identificabile è quindi ignoto.
Il pensiero associativo invece naviga incessantemente in ciò che è conosciuto, sicuro e affidabile, assicurandoci un illusorio senso di permanenza e di durata. Per conoscere noi stessi, però, ci viene richiesto di attraversare la paura del non conosciuto…
Una delle idee fondamentali di un Insegnamento volto alla conoscenza di se stessi è che nello stato ordinario tutto accade nella ripetizione meccanica dei ricordi e delle associazioni, tutto avviene nel sonno.
In tale stato non abbiamo altra possibilità che sperimentare frammenti di sogni passati, opachi riflessi che velano la realtà e la vera conoscenza.
Non possiamo dare direzione alla nostra vita con la Volontà catturata in un sogno. Nel regno dell’io ordinario siamo totalmente dipendenti dalle influenze esterne e schiavi delle reazioni automatiche del nostro funzionamento meccanico. È una schiavitù che riveste un ideale di libertà… Tuttavia, l’uomo ha la possibilità di risvegliarsi dal sonno, di risvegliarsi a qualcosa di più alto, di essere l’artefice della propria vita, e il mezzo risiede nell’attenzione che egli pone alla propria esperienza…*
Non dovremmo mai ingannare noi stessi, poiché nostri pensieri e le nostre intenzioni si riflettono insidiosamente sugli altri.
C’è in me un’idea di forzatura, di obbligo. Questa idea si nutre delle proiezioni ad essa affini e delle influenze esterne della vita ad essa collegate. L’osservazione di questi movimenti dona chiarezza e possibilità di discriminazione.
Quello in cui sono immerso oggi, ciò che chiamo “la mia esperienza”, è il massimo, l’ideale, su cui strutturare la mia indagine conoscitiva.