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Archivio dei tag Cosxienza

MAYA: REALTÀ E ILLUSIONE SECONDO SRI AUROBINDO

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MAYA

Il mondo esiste come simbolo di Brahman ma la mente crea ed accetta falsi significati e scambia il simbolo per la realtà. Tale è l’ignoranza, l’illusione cosmica, l’errore della mente e dei sensi da cui il Mago stesso, il Maestro dell’Illusione, ci chiede di liberarci.
Tale errata valutazione del mondo è la Maya della Gita che può essere trascesa senza abbandonare la vita attiva o l’esistenza nel mondo. Anche l’intera esistenza universale è un’illusione di Maya, poiché non si tratta della realtà ultima immutabile e trascendente, ma soltanto di una realtà simbolica, di una rappresentazione della realtà del Brahman in termini di coscienza cosmica. Tutto ciò che vediamo, o di cui siamo mentalmente consapevoli come di una realtà oggettivamente esistente, è solo una forma di coscienza. Si tratta della ‘Cosa-in-sé’ dapprima manifestata in termini ed idee generate da un movimento o da un processo ritmico della coscienza e poi oggettivata nella coscienza stessa, e non realmente esterna ad essa. Di conseguenza tutte le cose hanno una realtà convenzionale fissata, ma non una realtà essenziale durevole; sono solo simboli e non la realtà che rappresentano, sono soltanto strumenti di conoscenza e non la realtà da conoscere.

Partendo da un altro punto di vista, possiamo dire che l’Esistenza, o Brahman, ha due stati fondamentali di coscienza: la coscienza cosmica e la coscienza trascendente.

COSCIENZA INTERIORE E COSCIENZA ESTERIORE

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Ci sono sempre due diverse coscienze nell’essere umano: una esteriore in cui di solito egli vive, l’altra interiore e nascosta di cui non sa nulla. Quando si pratica la sadhana, la coscienza interiore comincia ad aprirsi, si diventa capaci di interiorizzarsi e di avere interiormente ogni sorta di esperienze. A mano a mano che la sadhana progredisce, si comincia a vivere sempre più in quest’essere interiore, mentre quello esteriore diventa sempre più superficiale. All’inizio la coscienza interiore sembra essere il sogno e quella esteriore la realtà di veglia. In seguito, la coscienza interiore diventa la realtà e quella esteriore è sentita da molti come un sogno o un’illusione, oppure come qualcosa di superficiale e di esterno.

ADATTAMENTO E LIBERTÀ

Le differenti teorie evoluzionistiche hanno definito l’adattamento come un aggiustamento funzionale di un organismo vivente che, per restare in vita, si conforma al suo ambiente circostante. Se necessario si possono in effetti sviluppare certi organi o certe funzioni per adattarsi alla costante mutabilità dell’ambiente esterno. Per sopravvivere l’animale – e l’uomo – hanno bisogno di uno specifico spazio vitale organizzato dalla propria specifica peculiarità e intelligenza che si adatta in larga parte ai cicli della vita e ad immutabili leggi universali. Quando questo spazio vitale è ristretto o degradato al di là di un certo limite di tolleranza, appaiono alcune reazioni o modificazioni atte ad armonizzare questo cambio di stato, al fine di preservare la vita della specie. È questo adattamento, in linea di massima meccanico nei reami subumani, che permette lo sviluppo di differenti specie con specifiche caratteristiche, allo stesso tempo sacrificando altre varietà destinate poi nel tempo a modificarsi fino ad estinguersi: questo processo è definito “selezione naturale”.

Detto altrimenti, l’adattamento è un puro processo di preservazione e sopravvivenza. Su questo mondo sono le specie più adatte che sopravvivono alle modificazioni evolutive, e questo resta valido anche per gli esseri umani. Il termine adattamento è quindi associato a quello di selezione naturale, che indica di fatto una legge naturale, un puro meccanismo evolutivo preposto sia alla preservazione che all’estinzione.

Riassumendo, l’adattamento è una trasformazione specifica necessaria a conformarsi alle nuove condizioni di vita dell’ambiente esterno, infatti per analogia adattarsi significa sottomettersi ad una precisa legge (sociale o di natura) operante all’esterno di sé. Questo è un naturale processo della vita che tutte le specie, cosxienti o meno, adottano per sopravvivere.

IL SONNO DELLA COSXIENZA

Guardare da vicino le nostre impossibilità, i nostri limiti e accettare la menzogna che ci determina, è di fatto una presa di Cosxienza che trascende la meccanicità della non azione, del non essere e della non vita. La non vita è morte, è uno stato di morte non apparente, che non c’entra nulla con la morte biologica ma è tutto quello che, se identificati in superficie, per ignoranza crediamo “vita”.

Il vero ricercatore sa che l’identificazione nella macchina psicofisica determina il sonno della Cosxienza, è la non vita da trasformare, la morte silente della vera identità individuale in cui è identificato e da cui deve elevarsi ed evadere.

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