di Giuliano Kremmerz
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Nel «Mondo Secreto» ho ampiamente accennato alla iniziazione filosofica di un giovane che voglia addentrarsi negli arcani dell’invisibile e del sovrasensibile, però il pubblico che è educato modernamente a desiderare e ad ottenere con rapidità, è stanco di sentire sempre discorrere di filosofia dei miracoli e di non vederne mai, e vorrebbe dalla filosofia naturale ermetica una spiegazione chiara, tanto da non incespicare nei soliti scogli dell’utopia.
Per la quale ragione io, negli articoli che scriverò per questa modestissima pubblicazione, scenderò terra terra e darò chiare, esplicite, schiette, alcune idee fondamentali della Filosofia ermetica applicata alla medicina, in modo da indirizzare i ricercatori della scienza per la via buona, e non per la falsa additata come buona dai romanzieri e dai poeti dell’occultismo.
Così rispondo a diverse domande che il lettore potrà indirizzare a sé stesso, prendendo nelle mani il primo fascicolo di questa Rivista.
ERMES, come nei libri e nelle enciclopedie tutti possono riscontrare, è il nome greco che risponde al latino MERCURIO e deriva dalla parola ebraica HUERMA che significa astuzia, sagacità, sottigliezza.
Perciò MERCURIO era il sagace, il sottile, l’ambasciatore degli dei; perciò tutti gli attributi dell’Huerma ebraico. Questo Ermes, per esprimermi con idee volgari, rappresenta il dottore della verità divina nelle popolari mitologie antiche. Ma da un punto di vista filosofico più alto, Ermes è la sottilissima filosofia che rende l’uomo corrispondente degli dei dell’Olimpo; è la SCIENZA, cioè la verità constatata per esperienza o intuita con l’intelletto umano in regioni più elevate dello spirito del mondo.
L’ERMENEUTICA è l’interpretazione delle manifestazioni sacre nelle scritture e nei libri antichi, appunto da questo valore DIO ERMES. Perciò coloro che studiano la sottilissima filosofia delle verità divine, sono ERMETISTI o ERMETICI.
A chi mi domanda che cosa bisogna intendere per ERMETISMO, rispondo che, per tutti gli studiosi di questa parola, vuol dire SCIENZA PER ECCELLENZA, verità rapida agli dei ascosi nelle sommità dei cieli, scienza delle sottilissime relazioni che passano tra il visibile e l’invisibile e che tutti gli uomini, perfezionando sé stessi, coltivando il loro intelletto, assottigliando il loro spirito, possono raggiungere. Perché, praticamente parlando, questo ERMES o MERCURIO è un dio pei volgari, cioè per il pecorume, mentre che, filosoficamente, vuole indicare una forza, o meglio: l’INTELLETTO DI UNA FORZA ALTISSIMA, sottile, che rende dio l’uomo che lo raggiunge o lo comprende.
Il poeta nei momenti di estro (dal greco istros – furore), il matematico che risolve problemi arditissimi, il fisico che scopre una legge nuova, l’oratore fecondo che emette parole, idee e modulazioni in armonia con un fascino che trasporta un’assemblea, il musico che tocca note emozionanti fino al delirio, sono o possono essere dei protetti di questo ERMES sottilissimo, di cui possono ottenere, in uno stadio particolare delle loro pulsazioni IPERCEREBRALI, l’intelletto completo. Così questa esplicazione dell’ermetismo insegna che le sue diverse facce sono concepibili come dii particolari dell’arte, dell’industria e della scienza umana. Più particolarmente l’ermetismo è nella più alta sintesi filosofica di questo intelletto della scienza divina (il NEC PLUS ULTRA della sapienza) e non nelle applicazioni volgari emananti da essa.
Ho detto già che il largo intendimento di questa parola «Ermetismo» lascia gli studiosi di questa filosofia sottilissima padroni di studiare dovunque e di applicare comunque questa forza, il VERO ALBERO DEL BENE E DEL MALE, di cui il serpente della terra addita al figliolo dei cieli il frutto proibito.
Ciò vuol dire che la scienza per eccellenza, o Ermetismo, è applicabile al Bene e al Male, cioè a fare il bene o a produrre il male, perché la chiave del bene e del male è UNA; perciò la Provvidenza non ha piantato quest’albero dai frutti proibiti, benché alla portata di tutte le mani, visibile a tutti gli occhi; e ne ha riservata la intuizione, la conoscenza, la chiarascenza, solamente a coloro che solennemente fanno voto di essere – innanzi ad ogni debolezza umana – forti e giusti, di amare il prossimo come sé stessi, di desiderare sempre il bene e mai il male.
Queste promesse, fatte con più o meno solennità nei momenti di desiderio, possono ingannare sulla loro veridicità gli uomini volgari, ma non ingannano l’occhio divino che guarda oltre i monti, perché l’uomo che non è riuscito a dominare tutti i suoi istinti animali, non vorrebbe che torcere la conquista di questi segreti filosofici, inesplorati per la maggioranza, a scopi personali ed egoistici. Per la qual ragione l’occhio che non si è purificato dalla nebbia umana non vede, e la mano che non si è lavata dalla impurità terrena, non tocca il frutto o la semenza di quest’albero ermetico.
L’ermetismo si presta a tutte le applicazioni: nel mondo della materia, alla trasformazione dei metalli, cioè di tutti i corpi bruti o di anima rudimentale, nell’oro o metallo nobilissimo, e quindi a FAR DENARO, la febbre del presente e dei passati secoli.
Nel mondo delle anime, a trovare il MAGNETE che attira gli spiriti di tutte le gerarchie della natura visibile ed invisibile, i quali aggioga e rende propizi. Nel mondo dell’intelligenza pura trasforma la fiamma-vita nella scintilla-essenza, o YOD del TETRAGRAMMA cabalista.
Ecco dunque spiegato in poche parole di che cosa di occupano gli ermetisti.
L’ermetismo è una fontana a cui tutti possono accorrere per attingere la scienza; coloro che non hanno l’animo temperato alla lotta dei principi egoistici, possono involontariamente trovarvi la FOLLIA il DISINGANNO e la MORTE.
Perfettamente.
È pericoloso occuparsene se non si ha volontà di studiare senza fini volgari, abbietti, bassi, bestiali, le verità riposte nelle manifestazioni della natura visibile.
È inutile occuparsene se si desidera di soggiogare al proprio carro le verità divine per farsi ammirare come un dio in terra, senza avere alcun merito.
La via per non correre pericolo alcuno e per conquistare con certezza la verità riposta, può essere riepilogata in pochi precetti:
1) Credere nel Dio Unico, armonia dell’universo visibile e invisibile, Dio che è legge immutabile, che è verità e luce, che è giustizia e bene, che è perfezione e misericordia.
2) Studiare di elevare a simbolo di giustizia divina il proprio essere; desiderare la propria perfezione al di sopra di tutti i dolori, di tutte le pene, di tutti i godimenti e le voluttà.
3) Cancellare dal proprio animo ogni traccia di odio pel proprio nemico, con quell’ardore intenso col quale la madre ama il figliuolo, al di sopra di tutte le colpe e di tutte le sue imperfezioni.
4) Essere umile innanzi all’immenso ideale di bene che deve abbracciare in un amplesso solo tutta la famiglia umana, e non insuperbirsi della propria perfezione e grazia.
5) Lavorare per il bene, dispregiare il male sotto ogni forma, dominare i propri istinti bestiali e le catene che ci vincolano ai vizi, innanzi a cui la società volgare si inchina; amare gli umili e gli imperfetti e circondarli della propria luce, affinché trionfino imitandoci.
6) TACERE PER INTENDERE E, DOPO AVER COMPRESO, TACERE.
7) NON TRADIRE MAI IL PROPRIO FRATELLO, NON INGANNARLO, NON TRASPORTARLO PER INVIDIA SULLA VIA DELL’ERRORE.
8) NON AVERE MAI PAURA QUANDO SI HA LA COSCIENZA DI FAR COSA BUONA E GIUSTA.
9) Non desiderare quello che per giustizia non puoi avere.
10) Non concupire le voluttà alle quali devi essere superiore.
Certamente: il cattolicesimo non proibisce alcuna cosa di quanto si prescrive da noi, come non lo proibisce il buddismo. La religione cattolica, anzi, ha per noi questo vantaggio grandissimo: di conservare nei suoi rituali liturgici una grande quantità di simboli ermetici, il cui studio avvia il discepolo alla conquista della verità assoluta. Molti ermetisti si giovano anzi efficacemente anche delle preghiere e dei rituali cattolici nelle pratiche che tramandano ai discepoli.
Spiego, affinché non nascano equivoci: la medicina è l’arte e la scienza di conservare o di ridonare la sanità al corpo umano.
L’uomo viene al mondo con una immensa paura delle sofferenze e della morte e con un desiderio non meno intenso di godere.
Di queste due forze, connaturali alla sua esistenza, egli non si dà ragione. Per lui la morte è l’abisso, l’ignoto che lo terrorizza; per lui il godimento dei sensi è la vita effettiva e reale.
Nonpertanto si soffre e si muore con la medesima e costante legge eterna della rinnovazione e trasmutazione delle cose imperfette e periture, e chi si dà allo studio della medicina n’esce scettico e scoraggiato.
La medicina, come scienza è antica quanto l’uomo, e non passa giorno e non passa ora che nel formicolaio immenso dell’umanità, gli studiosi non tentino di strappare un segreto alla natura per arricchire l’archivio delle scoperte a beneficio dell’umana felicità.
Il dio della medicina era OSIRIDE, il SOLE presso gli egizi; ESCULAPIO venne dopo; tra i santi del cristianesimo S. Ciro (Ciro vuol dire anche Sole o Osiride o Serapide); ma nel tempio di ISIDE (la luna) gli egizi guarivano lo stesso come oggi nei templi delle madonne nostre.
Ciò dimostra che la pretesa scienza medica che si studia nelle nostre Università è ancora una scienza in embrione, perché non ha ancora spodestato i templi, i santi e le madonne, della possibilità di guarire senza medicine. Nonpertanto bisogna ben convenire che lo sperimentalismo, le osservazioni, lo studio delle infermità o delle alterazioni organiche che si presentano nel corpo umano, è progredito di molto, e le facoltà europee ed americane vantano dottissimi clinici. Un qualunque giovane medico che ha fatto tre o quattro anni di pratica ospedaliera, è già un espertissimo ed oculato osservatore, come ai tempi passati non esistevano.
Al contrario, la terapeutica – cioè l’arte del guarire – non è progredita di pari passo con l’osservazione clinica, anzi è cosa da far pietà, tanto è il garbuglio di medicamenti e di preparati nuovi che si presentano nelle farmacie, mutate in vere fiere di barattoli dalle miracolose etichette che, viceversa poi non fanno, il più delle volte, che schiudere ai ritardatari più presto l’avello.
La terapeutica ha diviso i medici in due scuole:
La sieroterapia che è praticata dai medici allopatici, cura in base al precetto fondamentale degli omeopatici, altri cura con la canfora, altri con gli umori delle glandole della generazione, altri coi veleni più potenti, altri infine col sistema elettromiopatico, altri con solo magnetismo.
Da ciò una grande confusione. I medici perdono la fede nella scienza loro, gli ammalati nei medici e ai conti fatti, quando la natura non trionfa dei mali, tutta la sapienza odierna si arresta nell’accademia dei medici decorati, che guariscono più col magnetismo del loro nome che con l’efficacia della terapeutica.
Ma una vera, incontestabile scienza del dio ESCULAPIO o di OSIRIDE deve esistere; non è possibile – filosoficamente parlando e col buon senso naturale – che, data una legge inesorabile che determina le alterazioni morbose del corpo umano, non vi sia una legge anche costante e non meno inesorabile, atta a ridonare in condizioni contrarie della precedente, la perfetta guarigione dei malati.
Questa scienza che studia o ricerca la terapeutica assoluta per la guarigione di tutti i disordini fisici è la MEDICINA ERMETICA, ovvero l’ermetismo applicato alla medicina.
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Tratto da Giuliano Kremmerz, “Opera Omnia” – Volume III “Dialoghi sull’Ermetismo e scritti minori”, Editrice Universale di Roma S.p.A. – Roma, 1957
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Fonte web: scuolaermetica.it
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