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MAYA
Il mondo esiste come simbolo di Brahman ma la mente crea ed accetta falsi significati e scambia il simbolo per la realtà. Tale è l’ignoranza, l’illusione cosmica, l’errore della mente e dei sensi da cui il Mago stesso, il Maestro dell’Illusione, ci chiede di liberarci.
Tale errata valutazione del mondo è la Maya della Gita che può essere trascesa senza abbandonare la vita attiva o l’esistenza nel mondo. Anche l’intera esistenza universale è un’illusione di Maya, poiché non si tratta della realtà ultima immutabile e trascendente, ma soltanto di una realtà simbolica, di una rappresentazione della realtà del Brahman in termini di coscienza cosmica. Tutto ciò che vediamo, o di cui siamo mentalmente consapevoli come di una realtà oggettivamente esistente, è solo una forma di coscienza. Si tratta della ‘Cosa-in-sé’ dapprima manifestata in termini ed idee generate da un movimento o da un processo ritmico della coscienza e poi oggettivata nella coscienza stessa, e non realmente esterna ad essa. Di conseguenza tutte le cose hanno una realtà convenzionale fissata, ma non una realtà essenziale durevole; sono solo simboli e non la realtà che rappresentano, sono soltanto strumenti di conoscenza e non la realtà da conoscere.
Partendo da un altro punto di vista, possiamo dire che l’Esistenza, o Brahman, ha due stati fondamentali di coscienza: la coscienza cosmica e la coscienza trascendente.
Per la coscienza cosmica il mondo è reale in quanto termine primario diretto che esprime l’inesprimibile; per la coscienza trascendente il mondo è soltanto un termine secondario ed indiretto per esprimere ciò che non può essere espresso. Dimorando nella coscienza cosmica vedo il mondo come il mio Sé manifestato; nella coscienza trascendente non vedo il mondo come la manifestazione del mio Sé, ma come una manifestazione di qualcosa che scelgo di porre in essere nella mia Autocoscienza. Si tratta di una rappresentazione convenzionale attraverso cui mi esprimo, ma che non mi vincola; potrei dissolverla ed esprimermi in altro modo. È simile ad un vocabolo di una determinata lingua che vuole esprimere oralmente o per iscritto un concetto che potrebbe essere espresso altrettanto bene da un altro vocabolo appartenente ad un’altra lingua. Dico tiger (tigre) in inglese; potrei benissimo esprimermi in sanscrito ed usare il termine sardula; ciò non comporta cambiamenti né per la tigre, né per me, ma solo per il mio gioco con i simboli del discorso e del pensiero. Tutto ciò vale anche per Brahman e l’universo, per la ‘Cosa-in-sé’ ed i suoi simboli con i loro significati convenzionali, alcuni dei quali sono relativi alla coscienza generale ed altri alla coscienza individuale dell’essere-simbolo. Ad esempio, Materia, Mente e Vita sono simboli generali con un significato generale fissato per Dio nella Sua coscienza cosmica, ma assumono significati individuali diversi, hanno un diverso impatto o, per così dire, si manifestano diversamente in me, in una formica, in una divinità o in un angelo. Tale percezione del valore meramente convenzionale della forma e del nome nell’universo viene espressa in termini metafisici con la formula in base alla quale il mondo è una creazione di Para Maya, l’Illusione Cosmica suprema.
Quanto detto finora non implica che il mondo sia irreale o non abbia un’esistenza degna di tale nome. Nessuna delle antiche scritture dell’Induismo sostiene l’irrealtà del mondo, né tale irrealtà è la logica conseguenza della grande verità, così remota e complessa da non poter essere adeguatamente espressa in parole. Dobbiamo ricordare che tutti questi termini, Maya, illusione, sogno, irrealtà, realtà relativa, significato convenzionale, sono solo forme verbali e non devono essere prese troppo alla lettera. Sono simili al pennello che il pittore lancia contro il suo quadro nella disperazione che deriva dal non poter raggiungere gli effetti che vorrebbe creare, si tratta di pietre scagliate in direzione della verità e non della verità stessa. Ci renderemo chiaramente conto di questo quando guarderemo il Cosmo non dal punto di vista di Maya ma da quello di Lila.
Alcune grandi menti metafisiche, non capendo che le parole, come qualunque altra cosa, hanno solo significati convenzionali e sono simboli di una verità in sé stessa inesprimibile, hanno tratto dalle idee suggerite da queste parole conclusioni concrete e rigorose. In tal modo hanno ridotto il mondo ad un sogno miserabile e menzognero, reso ancora più odioso e privo di senso da un certo elemento di realtà alla quale è impossibile sfuggire, realtà che la parte più illuminata delle loro menti non può evitare di intuire e di ammettere almeno parzialmente. La verità delle premesse ha reso le loro dottrine un potente strumento di liberazione per anime grandi ed austere; l’errore presente nelle loro conclusioni ha afflitto l’umanità con il vangelo inutile e sterile della vanità non solo degli aspetti falsi ed insinceri dell’esistenza terrena, ma della totalità dell’esistenza terrena. Per le forme più estreme di questa visione, sia la natura che la supernatura, l’uomo e Dio, sono menzogne della coscienza, miti di un sogno cosmico, indegni di essere accettati. Il miglioramento è una vana chimera; Dio una lusinga; l’unico fine degno di essere perseguito è il perdersi in un’esistenza impersonale e trascendente.
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