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Io son vasto più del vasto grande mare,
fulmineo tornado di energia divina;
fiore indifeso che trema nella brezza,
fragile più del fragile tenero giunco.
Nel mio cuore insipiente io accolgo, non so
come, l’infinita saggezza del saggio;
lo sguardo affiso alla pura giusta fiamma,
sguazzo nel dolce peccato, danzo il sabba.
La mia mente brillante come luna piena,
oscura e buia più della prima caverna.
Ricchezze a lungo ammassate io butto via;
sintesi di opposti, non altro, io sono.
Con vita rinnovata inganno anche la morte;
io, attimo effimero di tempi infiniti.
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Sri Aurobindo,
29/07/1940
(traduzione di R. Quarello, 9/7/1979)
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titolo originale: Man, the despot of Contraries