Ma che cos’è la Verità e chi può trovarne la forma
Tra le immagini speciose dei sensi,
Tra le ipotesi ammassate della mente
E le oscure ambiguità di un mondo
Popolato dalle incertezze del Pensiero?
Perché dov’è la Verità, e quando fu udito il suo passo
In mezzo al clamore infinito del mercato del Tempo,
E qual è la sua voce in mezzo ai mille gridi
Che traversano il cervello in ascolto e ingannano l’anima?
O forse la Verità non è altro che un gran nome fulgente
O una vaga e splendida parola con cui il pensiero dell’uomo
Sanziona e consacra la scelta della sua natura,
Il desiderio del cuore che indossa l’abito della conoscenza,
L’idea carezzata, eletta fra le elette,
La favorita dal pensiero tra le figlie della penombra
Che affollan vociferanti i campi di giuoco della mente
O ne popolano i dormitori in un sonno infantile?
Tutto qui è sospeso fra il sì e il no di Dio,
due Poteri reali ma infedeli l’uno all’altro…
Tutto in questo mondo è vero, eppure tutto è falso…
Così l’uomo, a un tempo, è animale e dio,
Enigma disparato di fattura divina,
Incapace di liberare, dentro, la forma della Divinità,
un essere inferiore a se stesso, eppure qualcosa di più,
L’animale che aspira, il dio frustrato,
Tuttavia né bestia né deità ma uomo,
Uomo vincolato però alla specie per oltrepassare la quale la terra pena e lotta
Scalando i gradini di Dio verso ciò ch’è più elevato…
La Verità non dimora nel petto irrazionale della terra:
Eppure senza la ragione la vita è un groviglio di sogni.
Sri Aurobindo,
Savitri, Libro X, Canto IV, versi 480-520