Homo faber est suae quisque fortunae, tantum cum sapis.
Nel mondo cristiano molti conoscono la parabola della pecorella smarrita, ma pochi sono a conoscenza di una storia raccontata nel mondo sufi parecchi secoli fa ed è quest’ultima che porrò alla nostra attenzione adesso.
Una volta c’era un uomo che allevava delle pecore e ne faceva latte, formaggi e carne da mangiare. Il gregge era molto numeroso, infatti egli era molto ricco, ma era tanto ricco quanto avaro e dunque non aveva voluto mettere un recinto, non aveva assunto pastori che se ne occupassero e non badava troppo alla loro sussistenza. Conseguenza era che i poveri animali solevano perdersi, finire preda di altri predatori, cadere nei precipizi o semplicemente trovare la propria strada per non tornare mai più. Non di rado capitava anche che, accortisi delle malevoli intenzioni carnivore del padrone, fuggissero da lui non vedendo chiaramente piacevole una loro dipartita per compiacere i suoi gusti culinari. Ad egli non piaceva questa situazione ma non per nulla aveva intenzione di uscire un denaro. Così trovò un’altra soluzione.
La leggenda vuole che quest’uomo fosse anche un mago molto potente.
Decise di ipnotizzare le proprie pecore e, come prima cosa, le convinse di essere immortali, cosicché non sarebbe stato brutto sgozzarle e mangiarle ed anzi sarebbe stato un piacere. Le convinse anche che egli era un padrone buono che le amava tutte e avrebbe fatto qualsiasi cosa per loro. Gli fece capire che qualsiasi cosa potesse accadergli non sarebbe accaduta in quel momento, quindi non aveva senso pensarci e crearsi dei problemi. Infine compì la sua opera più immaginifica e diabolica e spiegò ai nuovi ovini che essi non erano per nulla delle pecore, ma altro così che alcune di esse si credevano dei lupi, altre delle aquile, dei leoni, degli uomini e alcune perfino dei maghi.
Da allora in poi l’astuto mago non ebbe più problemi e le pecorelle attendevano disincatatamente la loro fine.
Questa crudele ma esplicativa storia mostra uno spaccato della nostra società dai tempi di cui abbiamo memoria fino ad oggi. Le pecore rappresentano evidentemente gli esseri umani, il mago si può identificare o come il Grande Demiurgo gnostico, come Satana, come Dio, come la società stessa, come il Nuovo Ordine Mondiale, come le Eggregore che consumano lo spirito, come il Vostro Io più cinico e materiale o come qualsiasi entità, fisica o spirituale, vogliate credere che blocchi la vostra Essenza, il risultato non cambia. Il problema sta nel fatto che l’uomo si identifica sempre più con ciò che non è, che può essere qualsiasi cosa. Gli argomenti affrontati in tale leggenda sono vari e molto importanti come attuali. Monsieur Gurdjieff la amava molto ed era solito utilizzarla per spiegare la propria filosofia ai discepoli.
Tratto dal blog Evolfenix di Ruggero di Giovanna
(puoi continuare a leggere qui: http://www.evolfenix.org/tutti-gli-articoli/conoscenza/34-la-parabola-delle-pecore-e-il-loro-custode).