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LA NATURA SECONDO LA FILOSOFIA ERMETICA DI G. KREMMERZ – 3ª PARTE

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… Ammirando la Natura ti persuaderai che una legge sovrasta tutte le forme matematiche, e lasciando ai falsi filosofi lo studio della geometria rettilineare, dalle masse planetarie agli oggetti più meschini che stanno in terra, tutte le linee terminali vedrai curve, come arrotondate, perché la morbidezza della curva è simbolo del continuo infinito, mentre le rette o gli angoli rappresentano il finito, come la freccia di Marte che è di linee rigide e significa la cessazione o la separazione che è lo stesso. (SM,II,204-205) – Si discorre tanto di analogia dagli studiosi di scienze occulte e di medicina occulta che in teoria pare che tutti abbiano capito ed a portata di mano la chiave del simbolismo o forma simbolica della manifestazione eterna della Natura….Ma all’atto pratico nella forma simbolica della visione naturale nessuno ci si raccapezza, perché la Natura nelle sue manifestazioni è semplice e il cervello dei filosofanti cerca di sottilizzare a parole ogni manifestazione naturale per cercarvi quello che non vi è.

Per leggere il libro della Natura visibile bisogna intuirne la mentalità elementare, la semplicità cioè delle forme. La dottrina augurale e l’astrologia sacerdotale ebbero origine appunto dall’interpretazione delle visioni secondo Natura. La filosofia e teosofia dell’Unità Macrocosmica è venuta dopo: se una cosa è per succedere occorre che tutta la creazione visibile lo sappia e lo preconosca e lo preannunzi. Se deve scoppiare una guerra, se questa guerra sarà orrenda e fatale a tal popolo, tutto è nella visione della Natura: il consiglio che si domandava agli dei era la lettura delle cose avvenire prossime o lontane nello spettacolo gratuito che la Natura ci da. Di qui tutte le superstizioni ancora vigenti nei popoli hanno origine. Ma la Natura in noi, cioè nella nostra anima, ci da la prescienza delle cose prossime ad avvenire in noi stessi. (C,II,141 n. 5).

Comprendere l’anima, l’essenza pensante della Madre Terra, su cui la passione della umanità si prolunga e si contorce dalla culla alla morte, è intendere l’anima delle cose brute e i frammenti delle pietose e immote pietre che nacquero dal caos nella prima ora in cui non doveva esservi stata né nozione di tempo, né intenzione di forma. (D,101).

Le forme simboliche sono bellissime, ma difficili ad essere penetrate e la Natura, l’immensa Madre, si esprime con simboli: Ermete li penetra e te ne da la legge e il senso vero. (C,II,141) – I cristiani, Santi Padri di felice memoria, raccontarono che quando il trionfo del Cristo fu accertato, i naviganti sentirono una voce immensa gridare: il dio Pane è morto! Che scempiaggine! L’intelligenza della Natura non può morire: il giorno che si spegnesse, l’ordine musicale, armonico dell’Universo intero cesserebbe e si ripiomberebbe nel Caos, come quando tutto era disordine di elementi, o nella morte dell’Universo in cui cesserebbe la vita, il moto, la vibrazione dell’Etere. Le conoscenze divinatorie, dalla Astrologia ai Tarocchi, hanno fondamento sulla comprensione delle cose come la natura ce le presenta. L’intelligenza umana ha conquistato, leggendo nel Libro della Grande Natura gli arcani dell’antico sacerdozio, come questo dovette impossessarsene studiando lo stesso libro. L’astrologia antica, le superstizioni sull’apparizione delle comete, le figure dei Tarocchi, ritraendo i simboli naturali, sono esercizi e sforzi dell’intelletto umano per interpretare la figurazione della natura vivente, ottimo specchio dell’intelligenza delle cose, per visione di forma, per rapporti di idee. Così il simbolo, quando non è uno sproposito, non è artificio, è natura stessa nel linguaggio dei rapporti analogici. Setteali, un ben noto ermetista del cominciamento del secolo XIX, si trovava il 5 Maggio 1821 a Capri in riva al mare, insieme a pochi suoi discepoli. Uno di essi indicò al maestro un gruppo di nubi che si apriva a cerchio in cui, in una chiazza azzurra, delle nuvolette bianche disegnavano un’aquila. Il Setteali disse : un’aquila è volata ai cieli, Napoleone è morto. La natura aveva fatto da telegrafo senza fili e l’intelligenza umana ne aveva spiegato il messaggio…L’avvenimento lontano che ci riguarda, la natura ce lo indica con un segno. La nostra intelligenza lo legge, cioè lo interpreta, lo indovina, lo sa. Il miracolo di una cosa sola è fatto: lo dice Ermete. (D, 135-136) – La divinazione che dovrebbe, nella sua essenza profetica, essere comune a tutti (perché la manifestazione pantea della Natura è incessante e ininterrotta) non è propria che alla costituzione dei più aristocratici organismi mentali che ne possano leggere i rapporti e i simboli facili (D,217) – La filosofia panteistica indiana, divulgata in Europa dagli Arabi, maturò i tempi di Giordano Bruno. Il quale monaco, arrostito dai santi inquisitori, che serve in Italia di vessillo a tutte le ribellioni filosofiche e politiche, considerava appunto che l’Essere è l’unità, che in lui si confondono materia e spirito, finito ed infinito; ed in questa unità immensa, dice Zanoni, raffigura la Natura come uno specchio, dove tutte le cose sono emanazioni della divinità… Concezione che ripercuote l’antica concezione del Gran Tutto dei Magi antichi. (A,132 n.). Scienza integrale della natura obiettiva, magia naturale e scienza integrale umana, che è la magia divina perché risveglia ed esercita e sviluppa in noi gli attributi che l’ignoranza ha finora attribuito agli dii. (SM,II,221).

Per mia intuizione, mi è sempre parso di leggere nelle personificazioni simboliche delle religioni antichissime la sapienza enciclopedica dei popoli che le avevano adottate. Fisica, chimica, filosofia, segreti naturali, evocazioni di forze della Natura o provocazione di misteriose energie terrestri o cosmiche, tutto mi pare di leggere attraverso storielle e iconografie religiose di popoli scomparsi da più millenni, di cui non abbiamo oggi il sospetto che siano esistiti. (D,210).
Il pensiero è di tre categorie: vi è quello dell’uomo, così com’è, frutto del suo complesso essenziale storico, dell’educazione del suo spirito, del suo organismo, delle sue sensazioni precedenti riposte nel suo incosciente e d’idee rievocate. Poi, in una seconda maniera, il pensiero per scambio di idee, suggestione per ciò che si è sentito dire, risultato del nostro contatto con la folla. In ultimo vi è il pensiero elementare, che potremmo chiamare divino, cioè dell’essenza-natura: il Nume che parla o lancia idee e forme di idee, parole articolate o idee complesse. (D,145-146) – L’utero della Natura, secondo due successive iniziazioni sacerdotali, si chiamò MHR (mar o myr) e poi OHR (tar o tyr) e da questi due nomi nella gnosi e nelle religioni posteriori si formarono diversi nomi che rappresentavano in origine la parola sacra dell’utero della Natura: Maria (sine labe concepta), Mara (il demone della terra), Myriam (la Maria astartica egizia-caldea) (As-tar-te, Is-tar-te) e Tyriel lo spirito santo alla rovescia dei tempii occulti di Babilonia (L,16° puntata).

La concezione ermetica è materialistica, l’organismo uomo e tutto il suo contenuto è materia o stato della materia, come la luce, come l’elettricità in atto, come il magnetismo terrestre nelle sue funzioni. Historia naturae. Ma quando lo studio, la disamina, l’analisi della materia è compiuta, entra in azione l’idealità umana, quel tanto di poesia che ci permette di dimenticare le nostre miserie ed assurgere ad una regione, ad un’atmosfera più pura, più leggera, più alta e sublime. Il sentimento della solidarietà umana si presenta a noi quando pensiamo ai nostri simili, partecipanti al beneficio trovato, investigato e raccolto da noi… Questa è la Maria ideale, la Myriam scritta all’ebraica e cabalisticamente; che è la maternità di una tanta enorme accolta di fratelli che hanno succhiato lo stesso latte e sono dispersi nell’universo alla continua ricerca del Grande Arcano della Natura. (D,64).

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Fonte web: BSI (Biblioteca Spirituale Italiana)

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