Guardare da vicino le nostre impossibilità, i nostri limiti e accettare la menzogna che ci determina, è di fatto una presa di Cosxienza che trascende la meccanicità della non azione, del non essere e della non vita. La non vita è morte, è uno stato di morte non apparente, che non c’entra nulla con la morte biologica ma è tutto quello che, se identificati in superficie, per ignoranza crediamo “vita”.
Il vero ricercatore sa che l’identificazione nella macchina psicofisica determina il sonno della Cosxienza, è la non vita da trasformare, la morte silente della vera identità individuale in cui è identificato e da cui deve elevarsi ed evadere.
Vivere per abitudine nell’errore mentale, nella menzogna vitale e nella falsità fisica di superficie è di fatto una non vita e si può definire un sonno della Cosxienza.
Tutti noi siamo in grado di uscire da questa prigione psichica a patto che ci sia un reale e totale consenso alla Vita prima, e all’Essere poi. Sicché, se accetto di non essere e di conseguenza di non vivere appieno la mia vita, posso orientarmi verso ciò che mi fa Essere e mi fa vivere; semplice, no?
Tuttavia se ancora rimane in me un granello di presunzione, e ancora la mia ostinazione e la mia arroganza mi identificano nel movimento meccanico del non essere, se non attraverso un “io” che pensa e si illude di essere diventato altro, di aver raggiunto profondità interiori ed essere più libero di prima, allora significa che sono nell’illusione e nell’errore, e la mia è ancora non vita.
Solo nell’attimo in cui sei veramente umile e ti permetti di essere totalmente fragile, vulnerabile, nudo, spontaneo, sincero e autentico, puoi vedere la Realtà e accettare che la tua, per ora, è ancora “non vita”.
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Hermes
tratto da Sintesi e Frammenti di Pensiero Vivente, Vol. II: Realtà in Movimento
(Sei Altrove Edizioni), Tav. VII, Lume I