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IL PROCESSO DELLA PERCEZIONE

Un’ispirazione dagli scritti di Massimo Scaligero:

Il processo della percezione si svolge a un livello della coscienza, all’altezza del quale l’uomo è dormente e sognante.
Le percezioni egli non le ha come realmente si formano, ossia con una coscienza del loro processo, ma unicamente là dove esse sollecitano la « memoria » istintiva — che può così sostituirsi all’atto interiore richiesto nell’essenza dal contenuto percettivo — e sorgono disanimate in forma di rappresentazioni. L’esclusiva esperienza sensuale delle sensazioni riassume tipicamente tale quadro, essendo qui attenuata al massimo la presenza del Principio interiore per il quale invero le sensazioni si dànno e la cui testimonianza impotente, invece, si riduce a farle assumere, così alterate, come dati reali.
Una tale esperienza animale mentalizzata è inevitabile che, come condizione-base dell’uomo attuale e perciò della sua Cultura, costituisca l’ostacolo alla reale conoscenza.

L’uomo giungerebbe ad avere contenuti essenziali del mondo, se potesse far sorgere nella coscienza il processo sottile della percezione, così come si svolge a un livello che risponde ai gradi di sogno e di sonno profondo. Ma ciò significherebbe destare l’anima a una vita più alta, non necessitante di quella correlazione con l’organismo corporeo che, fornendo la base della coscienza di veglia, implica la perdita del contenuto vivente della percezione nella rappresentazione e simultaneamente l’intervenire della « falsa memoria ». La possibilità di giungere ai contenuti essenziali, ha già inizio attraverso lo svincolamento del pensiero dall’organo mediante il quale si manifesta, e si rende attuale attraverso la percezione pura.

La percezione pura si attua in sostanza come una forma di contemplazione nella quale il pensiero tace affinché sia attivo l’oggetto percepito. Questo parla da prima attraverso le sue note fisiche: le quali, dinanzi alla forza contemplativa, tendono a estinguersi come tali, mentre simultaneamente si dà di esse una imagine rianimata, nella quale tende a rivelarsi ciò che le unisce. Ciò che le unisce, nell’esprimersi, si identifica con il moto sottile suscitato dalla percezione pura: è un atto che perciò si verifica a un grado della coscienza al cui livello l’uomo ordinario è dormente, in una « zona » per così
dire compresa tra il mentale puro (manas) e la sfera della ispirazione metafisica (buddhi). È un’iniziale percezione dell’io connessa ancora a condizioni individuali, cioè a processi che esigono ulteriore esperienza conoscitiva.
A questo punto il mondo, tuttavia, si anima come scenario di imagini che possono essere contemplate e assunte quali forme simboliche. Queste, in prosieguo di disciplina, risulteranno lettere di un linguaggio superno suscettibile di unificazione e di traduzione in ispirazioni propiziami l’elevazione a un grado più alto della vita interiore: è ora comunione diretta che libera l’atto conoscitivo dalle residue limitazioni della ordinaria individualità. (…)

tratto da Massimo Scaligero, L’uomo interiore, Mediterranee

Fonte immagine in apertura: flickr.com

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