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CERCATORI D’ORO – PARTE 2

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«Un canto in lontananza, dietro
le pianure dell’India.
Un bambino è là. Sono io
questo bambino. Sono io
questo vecchio. Sono nato
da sempre, forse ieri,
o in questo stesso istante? Sono
così vecchio, ma così vecchio
che queste pianure fremono in me
come la prima risacca
d’un mare antico che lambisce
un continente dimenticato.
Mi ricordo. Io
mi ricordo, era lontanissimo
come questo canto, era
vicino, adesso.
Era sempre. Sono io
questo vecchio? Sono io
questo bambino? — Sono
ciò che ascolta, che ascolta. Sono
ciò che guarda, che guarda,
fino a farmi scoppiare l’anima
— in un sorriso, in una
antica pena, nella
vecchia pelle del mondo, il suo
eterno sorriso. Andrò
a morire? Guarderò
ancora, ascolterò ancora?
Un canto si spegne laggiù,
con il sole sulla pianura. Domani,
domani è tutto uguale
— io sono là in quello
che non si muove. Era ieri,
era domani. Ascolto
un ignoto mai raggiunto
che mi fa nascere ancora e ancora
Sono un bambino che sorride,
un vecchio che sorride.
Sono, io sono. E questo
secondo che passa continua
a vibrare nel mio cuore
come il grido di un
gabbiano mai afferrato — io passo,
passo oltre, resto, sono
sempre; con il sole
che muore, questo canto
che muore e questo sorriso
tenero che rimane, sulle
guance di questo bambino, sulle
labbra di questo vecchio, io
non so».

Bernard Enginger Satprem (1923-2007)

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